“T’invidio turista che arrivi..” Eh già, perché il turista guarda la terra salentina con gli occhi dello stupore e della scoperta. Prendiamo perciò in prestito la famosa canzone dedicata alla città capitolina per far conoscere qualcosa in più sulla terra salentina: curiosità, proverbi, ricette.
San Pietro ed il Santuario del Paradiso
Una gentile leggenda che si tramandano gli abitanti del Capo (i “capuani”), vuole che San Pietro, proveniente dall’Oriente, abbia toccato per la prima volta terra italiana proprio dal Capo e che da qui abbia incominciato a predicare il Vangelo alle genti italiche. E la leggenda vuole ancora che nessuno possa entrare in Paradiso se non abbia compiuto il pellegrinaggio al Santuario di Santa Maria del Capo: o da vivo o da morto. Cosicché molte anime di buoni cristiani, che da vivi non hanno potuto recarsi a questo Santuario, secondo la pia leggenda, entrano e sostano in preghiera nella chiesa di Maria, prima di volare in cielo.
La danza delle streghe
I frastagliati bastioni rocciosi dell’estrema propaggine pugliese, dove spumeggiano le acque adriatiche fondendosi con quelle dello Ionio, hanno dato vita a molte leggende. Gli argomenti sono quasi sempre drammatici, in sintonia con l’asprezza dei luoghi, deserti per lunghi tratti e battuti in inverno da venti di tempesta. Anche i fenomeni speleologici di questi litorali hanno sollecitato nei secoli la fantasia popolare, che ha animato caverne e anfratti di esseri fantastici e bizzarri. Si narrava tra l’altro che nelle notti di tempesta da queste grotte uscissero streghe scarmigliate, agitando fiaccole a ogni folgore balenante sul mare. Chi osava avvicinarsi era costretto a ballare con loro nell’uragano fino a morire.
Il pianto del bambino
Una leggenda, ancora assai diffusa, racconta di una bella ragazza colpevole agli occhi dei suoi compaesani di avere amato un giovane saraceno approdato durante una scorreria. Ne aveva avuto un figlio, ma poco dopo il parto era impazzita. Dopo aver allattato a lungo il neonato, perché nel regno dei morti non patisse la fame, lo aveva scaraventato tra le onde. Per notti e notti il vagito del figlio la chiamò dal mare in burrasca, finché lei stessa non si gettò dalla scogliera. Per questo, nelle notti ventose d’inverno, echeggia a Capo Leuca il pianto di dolore del bambino accompagnato dalle grida di rimorso della madre.
La grotta Zinzulusa
A lieto fine è invece la leggenda della grotta Zinzulusa. Un crudele barone, padrone di quei luoghi, dopo aver fatto morire di dolore la moglie, costringeva la pur amorevole figlia a una vita di stenti, vestendola di stracci. Una fata impietosita cambiò la sorte della fanciulla, dandola in sposa a un principe. Le vesti cenciose, gettate al vento, andarono a pietrificarsi all’ingresso di una grotta, nel cui interno venne sprofondato il padre snaturato, facendo scaturire acque provenienti dall’Inferno, il laghetto Cocito. I gamberetti marini che, per loro sfortuna, avevano assistito a questi prodigi, diventarono ciechi. E infatti nelle acque del Cocito vive un piccolo e rarissimo crostaceo depigmentato e cieco, il Typhlocaris salentino. Lungo fra i sette e gli otto centimetri, si orienta tramite setole di senso disposte in doppia serie sulle sue tre ultime paia di zampe.
Ciceri e tria
Ingredienti:
ceci (300g)
aglio (1 spicchio)
pomodorini invernali (150g)
cipolla (1/2)
prezzemolo (q.b.)
sedano (1 costa)
carota (1)
alloro (2-3 foglie)
sale (q.b.)
olio evo
peperoncino (q.b.)
semola di grano duro (300g)
Tempo di cottura:
3-4 ore.
Preparazione
Mettere a bagno i ceci per almeno 12 ore.
Riempire una pignata con acqua fredda leggermente salata e aggiungere i ceci che dovranno cucinare a fuoco lento.
Schiumare quando necessario e dopo circa un’ora aggiungere pomodori, sedano, carota, cipolla, aglio, alloro e olio evo. Aggiungere acqua all’occorrenza per ottenere una minestra abbastanza brodosa.
A fine cottura, saranno passate poco più di tre ore, regolare di sale.
Versare su una spianatoia la semola a cui aggiungere il sale, creare una fontanella nella quale aggiungere poca acqua per volta sino a raggiungere un impasto morbido ed elastico.
Dopo aver lasciato riposare l’impasto per una buona mezzora sotto un panno umido stendere una sfoglia quanto più sottile possibile e tagliare a rombi larghi e lunghi un paio di cm, ottenendo così la tria.
Lessare la metà della tria nella minestra di ceci, friggere il resto della tria in olio evo ed unirla al resto della minestra.
Condire a piacere con peperoncino piccante in polvere.
Sagne ‘ncannulate cu lla recotta ‘scante
Ingredienti:
sagne ‘ncannulate (500g)
pomodori ramati (1,5 kg)
ricotta forte (1 cucchiaio)
cipolla (1/2)
carota (1)
sedano (1 costa)
basilico (4-5 foglioline)
olio evo
Tempo di cottura:
20-25 min.
Preparazione
Sbollentare per 30 secondi i pomodori, pelarli, privarli dei semini e tritarli a pezzettoni.
Soffriggere un battuto di cipolla, carota e sedano a cui aggiungeremo i pomodori, un bicchiere di acqua e il basilico.
Dopo circa 10 min regolare di sale e ultimare la cottura.
Lessare le sagne in abbondante acqua salata per 5-6 minuti ed aggiungere al sugo avendo cura di aggiungere un mestolo dell’acqua di cottura che aiuterà a mantecare con la ricotta forte.